MILO IN SVEZIA GUARITO DALLA FIP NEL 2018

lunedì 19 novembre 2018

MILO IN SVEZIA GUARITO DALLA FIP NEL 2018


ANDERS  RACCONTA DI MILO, GUARITO IN SVEZIA DALLA FIP CON ASCITE ADDOMINALE NEL 2018

Questa è la storia di Milo, nato il 19 agosto 2017, il più piccolo dei miei tre gatti, che è entrato a far parte della famiglia il 22 novembre 2017, quando aveva solo tre mesi di vita.

L’anno scorso in questo periodo avevo perso il mio adorato gatto Theodore, anche lui rosso come Milo: non trovavo pace. Non è stato facile maturare la scelta di adottare un nuovo gattino, visto l’enorme dolore in cui la scomparsa di Theodore mi aveva fatto piombare. Volevo un gattino rosso come Theodore e, sfogliando annunci vari online, trovai una foto di una nutrita cucciolata di meravigliosi gattini rossi. Esitante ma al tempo stesso pieno di speranze, chiamai l’autore dell’inserzione. “Salve, sono stati già tutti prenotati, c’è però una coppia che deve venire a vedere l’ultimo maschietto ancora disponibile, non sappiamo ancora se lo prenderanno perché devono prima sincerarsi che vada d’accordo con il loro persiano, ti faccio sapere”... Le ore passavano, e ancora niente. Uno, due... tre giorni... Allo scadere del terzo giorno, mi feci coraggio e ritelefonai all’allevatore, che mi disse: “non sono più venuti alla fine, avevamo un appuntamento ma non si sono presentati, a questo punto, se sei ancora interessato, il piccolo è tuo”... Non me lo feci ripetere due volte e corsi diretto in quella zona sperduta nella campagna alle porte di Göteborg, in Svezia (vivo qui a Göteborg). Era buio pesto e c’era tanta neve quella sera. Non appena l’allevatore aprì la porta di casa, ad attenderci c’era una schiera di gattini seguiti pedissequamente dalla loro mamma e da altri splendidi gatti adulti. “Ecco, è lui il piccolo”. Avevo già scelto il nome per lui: si sarebbe chiamato Milo. “Tienilo pure in braccio, puoi considerarlo già tuo”. Milo si strinse forte a me, senza lasciarmi per un secondo, addormentandosi come un bebè tra le mie braccia. Un batuffolo di amore e tenerezza. Ci siamo scelti a vicenda, in un certo senso. Sbrigate le formalità di “adozione”, volevo portarlo via da lì il prima possibile: l’ambiente in cui vivevano quei gattini era sporco e caotico, le lettiere erano piene di escrementi, il cibo sparso ovunque, e l’allevatore, un cacciatore pieno di sé, che ostentava i propri trofei di caccia, non smetteva di parlare delle proprie conquiste.


Milo acquisì familiarità con il nostro nuovo ambiente domestico fin da subito, senza troppe difficoltà, già sapeva usare la lettiera. Finalmente ero di nuovo felice, dopo il vuoto lasciato dalla perdita di Theodore.



A ridosso di Natale, era l’8 dicembre 2017, Milo viene colto da un fortissimo attacco di diarrea: ripetute e violente scariche che lo portano a perdere quantità industriali di liquidi. Sale la febbre e il piccolo rischia la disidratazione, anche perché era sopraggiunto anche il vomito. Milo pochi giorni prima era stato già curato per una brutta congiuntivite che si portava dietro dalla sera dell’adozione. Gli occhietti purulenti erano tornati puliti però dopo la cura antibiotica prescritta dal veterinario, che disse: “può essere sintomatico di altro, perché Milo da quello che dici, starnutisce anche, sicuramente è un’infezione virale complessa, presumo sia calici- o herpes virus”.


Quel maledetto 8 dicembre corro quindi all’ospedale veterinario, l’unico aperto a quel ora e quel giorno. Nevicava e faceva freddissimo. Milo viene ricoverato: ha bisogno di flebo e di una somministrazione massiccia di liquidi e sali minerali. Tralascio i dettagli sui costi da sostenere: in Svezia le spese veterinarie, così come le cure dentistiche, sono un lusso per pochi e se sei un poveraccio, è meglio che rinunci ad avere un animale. In tutto ciò l’assicurazione di Milo non copre alcun costo, giacché è stata firmata proprio in concomitanza con lo scatenarsi della malattia e devono passare ventuno giorni prima che inizi a valere. Milo viene dimesso due giorni dopo. 


Dicembre 2017 scorre sereno. Un Natale e un Capodanno felici e indimenticabili, che però saranno funestati da un ingresso nel 2018 angosciante, perché, come una Spada di Damocle, quei brutti sintomi che Milo aveva manifestato a inizio dicembre, torneranno più violenti che mai. È l’inizio di un calvario. Io che i primi del mese del nuovo anno, nel cuore della notte, corro in ospedale con lui, sfidando la neve. Aspetto le sette del mattino, perché la tariffa veterinaria da pagare altrimenti sarebbe tripla. È il 4 gennaio 2018. Milo inonda la saletta di attesa con scariche di diarrea. Piange, letteralmente, dal dolore. Sento la sua sofferenza. Scarica dopo scarica, sanguinolente, lo vedo contrarsi e soffrire, si avverte che è qualcosa che brucia e gli irrita l’intestino. Tossisce e starnutisce. Milo viene nuovamente ricoverato. Rimane in clinica per altri due giorni. Dopo le sue dimissioni, la veterinaria dell’ospedale veterinario principale della città, aperto 24 ore su 24, prescrive un esame delle feci. Le feci di Milo oscillano tra diarree acquose e ammassi filiformi estremamente molli di colore giallastro/arancione. Non sono mai di colore marrone scuro, né realmente solide, come dovrebbero essere. L’appetito va e viene. Milo nel frattempo è diventato un gattino dolcissimo, ha ricevuto un imprinting dai due cagnolini con cui vive, e mostra un attaccamento sicuro di chi ama incondizionatamente il proprio amico umano. Il pensiero che possa andare incontro alla stessa sorte di Theodore mi dilania. Consegno le feci per l’analisi. Dopo dieci giorni di attesa, a metà gennaio 2018 mi arriva la risposta: “Milo ha il CoronaVirus, il virus che mutando porta alla peritonite infettiva felina, la FIP; non tutti i gatti sviluppano la malattia, pur essendo portatori sani del Coronavirus, tuttavia, vista la sindrome di Milo, l’ascite addominale (era gonfio a livello addominale, tanto) e la sua sintomatologia, purtroppo devo informarti che la diagnosi che ho stilato è FIP, una diagnosi probabilistica. Il decorso è tutt’altro che lento e la morte può sopraggiungere in tempi brevi. Per avere una diagnosi che sia il più attendibile possibile però serve un’autopsia. Mi dispiace. Quello che posso suggerirti è che se Milo dovesse peggiorare sensibilmente, so che fa male, per il suo bene, dovrai considerare l’idea di “farlo addormentare”. La mortalità di un gatto FIP è del 90%. Mi dispiace tanto. In bocca al lupo per tutto e non esitare a tornare qui con lui se dovesse avere di nuovo bisogno di cure”.


Mi crolla il mondo addosso. Suona come una sentenza di morte. Di nuovo... Angoscia, paura, terrore, senso di impotenza e di disperazione totale. Perché? 

Voglio sentire il parere di un altro dottore: a fine gennaio, porto Milo a Lerum, 30 km da Göteborg, dove c’è la clinica veterinaria che si occupa dei gatti di un’importante associazione nazionale di volontari che si prendono cura di felini meno fortunati, gestita da un giovane veterinario che qui è una sorta di celebrità. È proprio lui a visitare Milo. Per fargli il prelievo, lo addormenta, senza che io avessi dato il consenso.


Quando dopo un paio d’ore arrivano i risultati delle analisi, il responso è terrificante: “purtroppo Milo è gravemente malato e devo confermare la diagnosi stilata dall’altro veterinario: è molto probabile che Milo abbia la FIP. I globuli bianchi/linfociti sono tre volte superiori al valore limite, il rapporto albumina globulina è sotto la soglia limite e anche le proteine sono basse. Ho bisogno che mi porti Milo qui almeno una volta a settimana, per monitorarlo.

Mi ricrolla il mondo addosso. Mentre aspettavo le risposte delle analisi, cercavo in rete affannosamente qualcosa che potesse darmi speranza. Non avevo nulla da perdere. Tra le varie, mi imbatto per caso in una cura fitoterapica. Faccio le mie ricerche e vedo che anche in America si consigliano alcune erbe/piante per contrastare la progressione del coronavirus nei gatti. Mi guardo alcuni video su YouTube dove Brigida Viglialoro parla di questa cura naturale.
Brigida non è un veterinario, ma è laureata in scienze naturali e conosce bene le erbe e la fitoterapia. La fitoterapia è una arte (in realtà una scienza) medica antica che per millenni è stata usata da vari popoli, inclusi i nativi americani e da tante altre civiltà, spesso con successo. 

Il veterinario mi parla di una cura a base di interferone, una terapia sperimentale. L’esito positivo è lungi dall’essere garantito. È estremamente costosa e comunque il gattino dovrebbe essere sottoposto a ciclici drenaggi polmonari, cosa che lo debiliterebbe ulteriormente. No: Milo ha a malapena cinque mesi e se gli è rimasto poco da vivere come affermano, voglio che viva i giorni che gli restano nel miglior modo possibile.

Tornato a casa contatto Brigida Viglialoro, via Facebook e poi via mail per ottenere l’Ebook.
                                             https://guariredallafip.blogspot.com/

Acquistato l’Ebook, leggo attentamente tutto e mi faccio spedire i prodotti dall’Italia, ottenendoli non senza difficoltà poiché le poste sono un disastro e la consegna del pacco, che sembrava essersi perso per strada, richiede diversi giorni, senza tracciabilità. Saranno giorni di tensione, panico e angoscia dove i miei nervi saranno messi a dura prova.

Il pacco con gli integratori alla fine arriva. Si spendono circa 230€ per un ciclo di un mese, se non sbaglio. È il primo febbraio 2018 quando inizio la cura. Preparo uno schema con le dosi e gli orari, approvato da Brigida, così da non imbottirlo di compresse tutte in una volta sola. Milo è molto collaborativo per fortuna e non è difficile fargli deglutire le compresse.

Il tempo passa e l’andamento della cura si rivela, almeno inizialmente, con esito alterno: ci sono giorni in cui la diarrea scompare, ma poi, come un fantasma infestante, torna a spaventare.

FOTO DEL 31 GENNAIO E DOPO 10 GIORNI IL 10 FEBBRAIO 2018 SENZA PIU' LIQUIDO ADDOMINALE


Continuo la cura fino ai primi di marzo. Non senza tensioni e momenti di sconforto. La terapia richiede pazienza, coraggio, energia, tempo e costanza. Finito il primo ciclo, ne ordino un altro e sottopongo alla profilassi anche gli altri miei due gatti, che risulteranno anche loro positivi al Coronavirus. 


Ormai ho perso il conto di quanto ho speso, ad oggi sono oltre 6.000€, ma non importa, preferisco rinunciare al dentista, pur di avere animali sani. Milo ripete le analisi, emocromo dettagliato e approfondito, a giugno 2018. I risultati li ottengo l’11 giugno del 2018.

La veterinaria che mi porta il risultato esordisce con “le analisi hanno un aspetto piuttosto buono”.

 E io: “quindi Milo non ha la FIP?”

 No, dal risultato degli esami, non si direbbe proprio.

 I valori in ogni caso, specie i globuli bianchi e il rapporto albumina e globulina, erano tornati nella norma. Rapporto albumina globulina addirittura ottimo.

Dal momento che volevo ulteriori conferme, nel gruppo svedese Facebook “La battaglia contro la FIP - Kampen Mot FIP”, amministrato da una veterinaria svedese di nome Anna Lena Berglund, esperta nel campo (conosce il dottor Pedersen, luminare che sta conducendo uno studio mondiale importante in materia), posto gli screenshot con i risultati delle analisi sia di gennaio che di giugno 2018, le analisi di Milo, che ha detta di due veterinari indipendenti tra loro, era spacciato.


Le parole della dottoressa Anna Lena Berglund, cito testualmente, sono le seguenti:

“Puoi dimenticarti di cosa sia la FIP e del nome di questa malattia, i valori di Milo sono buoni”.



È stato un calvario, nessuno nei gruppi italiani a tema credeva alla cura, sono stato attaccato, come viene puntualmente e duramente attaccata chi ha messo a punto questa cura, ma non importa. Possono pensare che è roba da Wiccani o da sciamani, non me ne frega nulla. So solo che se Milo non avesse iniziato questa cura, oggi sicuramente non sarebbe qui sul letto accanto a me a riempirmi di coccole e bacini, perché è questo che fa. Diarrea, vomito, febbre e inappetenza: spariti. Milo era anche sottopeso fino a Maggio/Giugno 2018, i veterinari lo imputavano alla presenza del Coronavirus, che non gli permetteva una crescita regolare, ora è diventato un bel gattone normale. Da poco poi la veterinaria ha effettuato i raggi x a Milo nella zona toracica ed è tutto nella norma, senza alcuna anomalia.


Il resto dei denigratori può dire quello che vuole. Io, così come le persone che hanno curato i propri gatti con questo trattamento, non avevamo nulla da perdere. Oggi ci abbiamo solo che guadagnato, perché applicandola, abbiamo gatti sani che vivono ancora accanto a noi, gatti che erano stati dati per spacciati.






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